Le locazioni brevi secondo Santanché; come cambiano le regole per proprietari e gestori

LE LOCAZIONI BREVI SECONDO SANTANCHÉ;COME CAMBIANO LE REGOLE PER PROPRIETARI E GESTORI

Le locazioni brevi vanno incontro ad un cambiamento sostanziale dopo l’intervento del Ministro del turismo Daniela Santanché
Finalmente il Ministero del Turismo ha rilasciato la bozza di legge che verrà discussa in Parlamento e che introdurrà alcune modifiche alle norme che regolamentano il settore degli affitti brevi. Tuttavia diversi aspetti rimangono aperti a cambiamenti che potranno essere implementati durante la discussione alle Camere.
Scopriamo quali sono le principali novità e le implicazioni per i gestori di immobili destinati a locazioni turistiche.

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN)

La prima sostanziale novità è che i codici identificativi delle strutture ricettive regolarmente dichiarate (tramite SCIA) non saranno più regionali, ma nazionali. In questo modo si uniformano le modalità di rilascio dei codici e si rendono strettamente necessari per promuovere la propria struttura sui canali telematici quali AirBnB, Booking, ecc. Il decreto afferma l’obbligatorietà del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per tutti gli immobili destinati agli affitti brevi. Questo codice potrà essere richiesto sia dal proprietario dell’immobile che dal gestore ( o property manager, come UR NEST). Un fatto rilevante quest’ultimo, poiché riconosce di fatto il ruolo dei gestori di immobili per affitti brevi, che potranno diventare gli intestatari del CIN e agire come delegati dei proprietari nella gestione dell’immobile.
Il disegno di legge stabilisce anche che la mancata esposizione del CIN per ogni annuncio costerà all’host, al gestore o alla piattaforma, una sanzione che va dai 300 ai 3.000€ . Invece, i proprietari che non dispongono di un CIN rischiano una sanzione fino a 5.000€.

(Leggi anche La DAC7 sul settore turistico; verso una professionalizzazione degli affitti brevi)

La banca dati nazionale e la trasmissione dei dati

Il Ministero del Turismo sarà il responsabile dell’inserimento dei CIN (ricevuti dalle Regioni) nella banca dati nazionale, già esistente dal 2019. Una centralizzazione questa che renderà sicuramente più chiara al legislatore la fotografia del settore. Questa banca dati non riguarderà solo gli affitti brevi, ma anche tutte le strutture ricettive, come alberghi, B&B, agriturismi, rifugi alpini, campeggi, dimore storiche, affittacamere, residence e cabine delle navi da crociera.

La controversia: il “minimum stay”

L’articolo 4 del disegno di legge introduce una nuova limitazione per gli affitti brevi, quella che sicuramente ha attirato più critiche: il minimum stay di due notti.  Ovvero, non sarà possibile sostare meno di due notti in strutture che offrono affitti brevi. Questo almeno nei comuni con meno di 5.000 abitanti a bassa densità turistica. Nei comuni a densità turistica alta e molto alta, chi vorrà pernottare una sola notte dovrà rivolgersi a un hotel. L’unica eccezione si concede alle famiglie numerose: i nuclei composti da almeno un genitore e tre figli potranno continuare a pernottare una notte sola. 

L’impatto economico delle nuove misure

Dall’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (Aigab) si ricorda però che il numero di soggiorni di una sola notte rappresenta circa il 5% del valore delle prenotazioni nel mondo degli affitti brevi.
L’impatto delle nuove misure introdotte dal disegno è sicuramente negativo, poiché si ipotizza che solo una parte delle prenotazioni di una notte verrà recuperata dal mondo alberghiero e gran parte si trasformerà invece in pernottamenti in nero.

In Conclusione

La regolamentazione del settore degli affitti brevi può offrire nuove opportunità per i gestori di immobili, che potranno beneficiare di un quadro normativo più chiaro, una semplificazione nella gestione per chi opera in diverse città e regioni, oltre al riconoscimento del ruolo dei property manager, per i quali verrà stabilito un apposito codice ATECO. Tuttavia il processo di regolamentazione del mercato è ancora lungo e dovrà passare al vaglio delle Camere onde poi essere strutturato attraverso la creazione di accordi tra Stato, Regioni e Comuni, atti a garantire l’efficacia delle nuove misure e assicurare un’efficace lotta all’abusivismo e al sommerso. Il minimum stay rimane il punto più controverso e poco chiaro di tutto il quadro, che al momento non è ancora definitivo. 
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